Adeguamento delle strade italiane alle auto senza pilota entro il 2025

Conto alla rovescia per la digitalizzazione della rete stradale, sia per rendere le infrastrutture adatte ai veicoli a guida automatica, sia per fornire tutta una serie di servizi che utilizzano la connessione wifi per comunicare con i veicoli.

Il ministro delle Infrastrutture, ha firmato il decreto Mit n.70 del 28 febbraio 2018 , che contiene le specifiche tecniche richieste per le infrastrutture sia nuove sia esistenti e detta le regole per la circolazione delle auto a guida automatica. Il decreto impone inoltre una modellistica in Bim (Building information modeling) per la «rappresentazione cartografica» della rete da adeguare.

Per i nuovi progetti l’applicazione delle norme scatterà subito (dopo l’entrata in vigore del decreto, successiva alla pubblicazione in Gazzetta). Più precisamente, l’adeguamento – recita l’articolo 7 del provvedimento – «si applica a tutte le infrastrutture viarie di nuova realizzazione, ovvero oggetto di potenziamento, per le quali non è stato ancora approvato alla data di entrata in vigore del presente decreto il progetto preliminare».

Più articolato l’intervento di ammodernamento tecnologico delle infrastrutture esistenti. La prima distinzione da fare è tra le “Smart road di tipo I”, in cui rientra anche tutta la rete autostradale, cioè 6.751 chilometri. Entro il 2025 su queste strade devono essere realizzati nove diversi interventi di adeguamento tecnologico, sui 12 complessivamente individuati dal Mit. Tra questi, al primo posto c’è la posa di una rete a banda larga, la realizzazione di hot spot per wifi e una infrastruttura per realizzare lo Iot (Internet of things), cioè la comunicazione tra “oggetti” inanimati.

Adeguamento delle strade italiane alle auto senza pilota entro il 2025

Adeguamento delle strade italiane alle auto senza pilota entro il 2025

Entro il 2030, sempre sulle strade di tipo I, cioè sulla rete autostradale, dovranno essere realizzati anche gli altri tre interventi di adeguamento tecnologico, per risolvere al meglio problemi di traffico e fornire servizi mirati ad alcune categorie di utenti come autotrasportatori e utilizzatori di flotte aziendali.

Poi ci sono le “Smart road di tipo II”, che il decreto indica come la rete classificata nel primo livello Snit (Sistema nazionale integrato dei trasporti). L’intera rete classificata di primo livello conta 15.100 km totali (in base all’allegato Infrastrutture al Def 2017). Nella rete Snit di primo livello sono inclusi anche «ulteriori assi di accessibilità a porti, aeroporti, poli turistici e distretti industriali».

Su queste “smart road di tipo II”, entro il 2025 dovranno essere realizzati solo tre interventi di adeguamento tecnologico (su 12), tra cui un sistema di hot-spot wifi almeno nelle aree di parcheggio, oltre a sistemi di rilevamento del traffico e all’archiviazione dei dati.

Entro il 2030 dovranno essere realizzati sulla rete altri tre tipi di interventi di adeguamento tecnologico, per consentire, tra l’altro, di fornire informazioni su meteo e traffico. Del sostegno economico si occupa l’articolo 8 del decreto.

Tutti i «costi relativi alla implementazione delle specifiche funzionali – recita il testo – sono a carico del concessionario della infrastruttura, del concessionario di servizio o, in mancanza delle precedenti figure, dell’ente a diverso titolo gestore, e sono da considerarsi costi di investimento, riconosciuti a richiesta secondo le normative e modalità vigenti, a valere sulle relative convenzioni, concessioni o concessioni di servizio».

I costi della «manutenzione ricorrente» e i costi di «gestione direttamente connessi alla implementazione» tecnologica «possono essere a loro volta riconosciuti, ove ammissibili e documentati». Tutti gli investimenti in interventi tecnologici eseguiti «in difformità» alle specifiche indicate nel decreto (incluse le scadenze temporali), potranno essere riconosciute su richiesta «previa adeguata e dettagliata giustificazione delle difformità e dei loro motivi».

Come si diceva, il decreto regolamenta anche la possibilità per il ministero delle Infrastrutture di autorizzare la sperimentazione su strada di veicoli a guida automatica. Potranno chiedere l’autorizzazione sia il costruttore del veicolo equipaggiato con le tecnologie di guida automatica, sia gli istituti universitari e gli enti pubblici e privati di ricerca al lavoro su questa frontiera tecnologica.

Sono richiesti requisiti supplementari al «supervisore» dell’automobile ( cioè il guidatore non guidatore) e anche una apposita polizza di assicurazione.

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